DOMANDE FREQUENTI
Il miele per l’elevato contenuto zuccherino tende ad assorbire l’umidità ambientale e cedere in ambiente secco acqua.
Le differenze di aspetto, profumo, sapore, tra un miele e l’altro, sono una conseguenza dell’origine botanica e non dell’intervento delle api che, innescano solo un processo di evaporazione dell’acqua dal nettare e introducono enzimi.
Nel miele il sapore dolce è sempre presente a vari livelli.
La forte base zuccherina inoltre maschera la percezione degli altri sapori fondamentali.
Il sapore acido è un altra componente gustativa in ogni caso presente nel miele, cambia da un miele all’altro in funzione della sua origine botanica.
Anche il sapore salato può essere percepito durante la degustazione ma in maniera decisamente rara.
Il sapore amaro, percepibile chiaramente solo al momento della deglutizione, è presente in mieli molto invecchiati o di particolari origini botaniche come elemento caratteristico.
Il nettare è un liquido zuccherino derivato dalla linfa dei vegetali, si divide in nettari florali ed extra-florali a seconda che siano portati dal fiore oppure che si trovino su altre parti della pianta.
Le produzioni di nettare sono fortemente influenzate da temperatura, umidità dell’aria, vento, irraggiamento solare, altitudine, latitudine o la natura stessa del suolo.
Come il nettare, anche la melata deriva dalla linfa delle piante, viene prodotta in seguito all’intervento di insetti parassiti che succhiano la linfa delle piante.
Questi insetti, sono dotati di un apparato pungente succhiante che consente loro di perforare i tessuti della pianta, assorbendo così la linfa.
Gli insetti trattengono le sostanze azotate della linfa rilasciando tutta la parte liquida, contenente prevalentemente zuccheri, questa è la melata che successivamente viene raccolta dalle api.
Il colore del miele varia in modo naturale dalle tonalità più chiare alle più scure del giallo, dell’ambra, fino al colore nero, alcuni mieli presentano anche tonalità verdi e rosse.
Le sostanze responsabili del colore del miele sono ancora sconosciute. Possiamo dire che il colore del miele è legato all’origine botanica ed è quindi un importante parametro per la definizione dei mieli uniflorali. Inoltre è anche un importante fattore sul piano commerciale al punto da essere un parametro qualitativo per alcuni paesi.
La cristallizzazione, è assieme al colore, la caratteristica fisica di maggior importanza nella commercializzazione del miele.
Molti mieli tendono a cristallizzare alle temperature di conservazione comuni e tale processo è del tutto naturale.
La tendenza a cristallizzare è un processo naturale che interessa quasi tutti i mieli.
Gli unici che rimangono liquidi per molto tempo, fino a due anni dalla raccolta, sono il miele di acacia, di castagno e di melata.
La differenza sta nella diversa composizione degli zuccheri naturali contenuti in un miele.
Se prevale il fruttosio, il miele tende a rimanere liquido, se prevale il glucosio, tende piuttosto a cristallizzare.
Il d.Lgs 179/2004 art. 3 prevede che il miele possa riportare in etichetta un’indicazione che faccia riferimento all’origine floreale o vegetale se il prodotto è interamente o principalmente ottenuto dalla pianta indicata e ne possiede le caratteristiche organolettiche, fisicochimiche e microscopiche.
Miele immagazzinato dalle api negli alveoli di favi da esse appena costruiti non contenenti covata e venduto in favi anche interi con celle opercolate.
Se consumato in modo eccessivo essendo un alimento calorico (320 kcal ogni 100 g), può rovinare i risultati di chi è a dieta.
L’utilizzo intelligente e vantaggioso del miele deriva dal suo elevato potere dolcificante, grazie all’alto contenuto di fruttosio, che ci permette di zuccherare usando meno calorie rispetto a quelle che si utilizzerebbero dolcificando con lo zucchero.
Grazie alla sua elevata acidità, alto tenore zuccherino, presenza di sostanze antibatteriche, il miele si conserva molto a lungo.
Una corretta conservazione del miele lo tiene lontano dalle alte temperature e dalla luce diretta.
Bisogna sapere che anche se trascorso molto tempo dalla sua estrazione il miele non diventa mai nocivo per la salute, ma perde le caratteristiche peculiari del prodotto fresco.
È consigliabile comunque consumare il miele entro due anni dalla data di produzione.
L’uso quotidiano del miele al posto dello zucchero apporta numerosi benefici al corpo.
Ad esempio apportiamo all’organismo energia sotto forma di glucosio e fruttosio, zuccheri semplici che non richiedono alcun processo digestivo.
Inoltre il fruttosio è uno zucchero che ha proprietà emollienti utili a livello della gola, dello stomaco e dell’intestino.
È indispensabile inoltre per lo smaltimento delle sostanze tossiche e nocive che si accumulano nel fegato.
La ragione per cui dai pediatri può essere suggerita questa precauzione è il pericolo che un batterio, il botulino, possa essere presente nel miele.
Il botulino può essere la causa di una malattia alimentare con esiti anche gravi, che però colpisce solo i bambini al di sotto di un anno di età.
Si!
Il miele può favorire la carie per via della presenza di zuccheri semplici.
No, non è vero.
La tendenza a cristallizzare è un processo naturale che interessa quasi tutti i mieli.
Gli unici che rimangono liquidi per molto tempo, fino a due anni dalla raccolta, sono il miele di acacia, di castagno e di melata.
La differenza sta nella diversa composizione degli zuccheri naturali contenuti in un miele.
Se prevale il fruttosio, il miele tende a rimanere liquido, se prevale il glucosio, tende piuttosto a cristallizzare.
No!
Un apicoltore può trovarsi nella condizione in cui debba somministrare dello zucchero alle api ma per evitare che muoiano di fame o per stimolarle.
Questo però accade in periodi diversi da quelli del raccolto.
Durante il periodo di raccolta le api preferiscono il nettare dei fiori.
Occorre che le api si trovino, o vengano appositamente trasportate, attraverso la pratica del nomadismo, su un’area sufficientemente vasta, dove una singola fioritura sia in quel momento dominante e abbia poche fioriture competitive.
L’apicoltore deve anche riuscire a evitare che fioriture immediatamente precedenti o successive, diverse, facciano perdere al miele la purezza uniflorale.
Dove non è possibile produrre un miele uniflorale per la concomitanza di fioriture, si produrrà un miele misto, il “millefiori”.
L’ amaro è una caratteristica del miele di castagno, come anche del miele di corbezzolo, nel quale è ancora più accentuata.